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Fare la gatta morta, significato e provenienza

Continuiamo la nostra serie “perché si dice” con un nuovo modo di dire, anche questa volta piuttosto diffuso e con origini abbastanza lontane nel tempo.

Probabilmente l’avrete sentito dire un sacco di volte, fare la gatta morta (o gattamorta).

Cerchiamo di capire quale sono la provenienza e il significato di fare la gatta morta.

Fare la gatta morta – significato

L’espressione fare la gatta morta nella lingua italiana ha un’accezione solitamente negativa verso la persona a cui viene rivolta.

Quando diamo della gattamorta ad una persona infatti la descriviamo come una persona che assume un atteggiamento e un comportamento apparentemente inoffensivo e innocuo, ma dietro questo atteggiamento si nasconde in realtà una persona che tenta di raggiungere i propri interessi personali.

Questa definizione si potrebbe confondere con quella di Acqua cheta di cui abbiamo parlato recentemente. In realtà a nostro parere fare la gatta morta ha un’accezione più negativa, indicando una persona volontariamente malevola, aggressiva o sleale.

Da notare inoltre che, nonostante sia espresso al femminile, questa espressione non è da intendersi come rivolta esclusivamente a persone di sesso femminile. La gatta morta (o potremmo dire anche gatto morto) può essere anche un uomo.

L’uso prevalentemente femminile che si fa solitamente di questa espressione è probabilmente frutto di secoli di creazione e rafforzamento di stereotipi riguardanti il comportamento maschile e femminile nel rapporto di seduzione reciproca.

Fare la gattamorta – provenienza

A quanto pare il concetto di gattamorta ha delle origini antichissime, risalenti addirittura alle Favole di Esopo del VI secolo a.C.

In una di queste, “Il gatto e i topi”, si narra di un gatto che, per catturare dei topi si finge morto, cercando così di attirarli in trappola e catturarli risvegliandosi nel momento opportuno.

I topi, fortunatamente per loro, non si fanno ingannare dal comportamento del topo e non cadono nel tranello.

Vi riportiamo qui sotto il testo della favola nel caso siate interessati

C’era una volta una grande casa infestata dai topi.
Un giorno si trovò a passare da quelle parti un gatto affamato; constatando che c’era così tanta abbondanza di cibo, si fermò a soggiornarvi.
Il micione cominciò a rincorrere i topi uno per uno e man mano che li acchiappava se li mangiava. Da quel giorno la vita dei ratti diventò misera e infelice. Non osavano più avventurarsi fuori dalle loro tane in cerca di cibo per paura di essere divorati dal gatto. Ma in questo modo, anche per il felino le cose andarono male. Finché i topi se ne restavano rintanati, lui non aveva di che mangiare, così pensò che l’unico mezzo che gli restava per convincerli ad uscire dalle loro tane era quello di ricorrere ad un ingegnoso stratagemma.
Il gatto si stese per terra a pancia all’aria e trattenendo il respiro, senza muovere un muscolo, fece finta di essere morto. Vedendo ciò, curiosi, i sorci cominciarono a fare capolino dai loro nascondigli, ma uno di loro, il più scaltro, disse al gatto: ‘Oh, certamente sei molto intelligente, ma puoi anche diventare un sacco di farina se vuoi, tanto, nessuno di noi sarà così stupido da avvicinarsi a te’.

Esopo – Il gatto e i topi

Conclusioni

Ora sapete perché si dice fare la gatta morta e il significato di questa espressione.

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